PENSIERI
San Vito
Scritto sul treno a Bruxelles 27.11.2006 ore 11:45.
Grande malinconia mi prende nel lasciare la casa ancora buia, preparo la colazione per Tiz e le metto accanto alla tazza il vaso coi garofani.
Il gatto mi cerca e mi sale sul petto guardandomi negli occhi, mi vuole lì e non mi lascia andare.
Grande magone, ma a metà strada - o forse dovrei dire a metà cielo – tra Roma e Bruxelles la lettura di Antonio Pascale (“Non è per cattiveria”) mi rinfranca e mi tira su.
Il viaggio come godimento delle pause, il tempo che è la vera risorsa (da strappare alla vita allucinante) strategica, altro che petrolio o acqua.
Il concetto di “san Vito”come dedicare del tempo a te stesso, abbassare il finestrino e goderti il vanto, fregartene per un attimo che in ufficio ti aspettano, che a casa c’è tua moglie, che hai dei doveri, e fermarsi (al ritorno da una missione di lavoro) al baretto di San Vito a bere una birra e a fumare un mezzo toscano. È questa la vera ricchezza, non il fatturato o il prodotto interno lordo.
Queste riflessioni sono sedimentate nella mia anima da tempo (credo fosse il ’98 ma non riesco a trovarne traccia nel mio immenso e sbriciolato diario di bordo di carta) e la lettura di Pascale me le ha fatte ritornare in mente.
Non è che lui dica esattamente queste cose ma vi si avvicina, laddove per lui il senso del viaggio è nella pausa/ nelle pause più che nel raggiungimento della meta finale – beh leggetelo, ci capirete di più). Telefono a Tiziana e la sento su, il suo amore sta pervadendo la mia vita in ogni anfratto, come un liquido infatti immergendomi in esso ne sto ricevendo una spinta uguale e di segno contrario, una spinta a vivere, una spinta pari all’intensità del mio peso ovvero del volume del mio corpo (e ho detto tutto).
02.02.07
Ricordi
Ritrovo frammenti di memoria cocci rotti che non posso più riassemblare
a nulla. Li ritrovo e li butto subito dopo, ma prima li catalogo qui, anzi ne catalogo l'immagine,
perché immagini è tutto quel che resta della memoria e dei ricordi. Cocci di realtà
che vanno ad accumularsi disordinati nell'opus
incertum su cui costruisco il mio futuro.
06.06.06
Ricordi: L'Asilo
Raccatto un altro pezzo di memoria quando salendo sulla torre dell'executive
mi si fissa lo sguardo tra la pioggia sottile. L'asilo delle feste di MG e A. L'altro giorno
li ho visti con la madre attraversarmi la strada vicino al regno dei bimbi. Qualche giorno
prima E mi attraversò la strada a via cancello rotto. Mi guardò e mi riconobbe distogliendo
velocemente lo sguardo. Io la guardai, la riconobbi e non distolsi lo sguardo, lo lasciai
fare a lei. Non che abbia nutrito mai una particolare simpatia per E. Faceva solo parte
del decoro di quel vaso ormai finito in cocci.
06.06.06
Ricordi: La luna
Quante notti passate nell’attesa di addormentarsi
con la finestra aperta a guardare la luna sottile-falce-luminosa
sottile-bellezza-discreta bella-e-segreta, per pochi, per me.
La osservo tramontare oltre i palazzi di via Rosalba.
Anche quest’anno è lì a testimoniare dell’arrivo
della dolce stagione. Solo d’estate tramonta lì e solo
d’estate si può guardare dal letto finché non
sparisce.
Così anche quest’anno la guardo, la guardo scendere
lentamente e diventare sempre più rossa e mi piace immaginare
che arrossisca per le cose che penso di lei.
10.06.05
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